martedì 15 aprile 2008

Nero che picchia forte, che butta giù le porte

DOLCENERO - Primitivo dolce Igt

AIAi piedi del tempo: un antico alberello di primitivo.


Azienda produttrice: Mille Una – Lizzano (Ta)
www.milleuna.it
zona di produzione: Torricella e Maruggio (a due passi dal mare jonio).
vitigno: primitivo 100 %
sistema di allevamento: alberello di circa 70 anni
appassimento sulla pianta effettuato con torcolatura
resa di uva per ettaro: 11 quintali
macerazione: oltre 40 giorni
maturazione: in botti di rovere francese per 15 mesi
affinamento: 6 mesi in vasca inox
gradazione alcolica: 16,5 + 3 %


Descrizione: rubino compatto, al naso complesso con note di frutti surmaturi, spezie e fiori (io ho scrutato anche una delicata balsamicità di sottofondo). In bocca risulta morbido e abboccato con vivida freschezza a sostegno e che non lo rende affatto stucchevole. Lunga e piacevole la persistenza finale. Caldo e corposo, questo vino da meditazione è ideale per il fine pasto o per accompagnare dessert.

Il racconto-recensione qui di seguito che è anche un po' una poetica della vita e della vite è del mio amico Fabio...

Grazie

…7 aprile, ore 13.00, il Vinitaly sta smontando…

…il mio assaggio di ricordi è ormai terminato: per scelta mi son dedicato esclusivamente a Campania e Salento, terre a cui sono legato, a cui indissolubilmente appartengo…

Il vino è per me un contenitore di emozioni, di memoria, un succo concentrato di terre e di persone, di venti e di stagioni, di gioie e di apprensioni: bere un vino di un territorio sconosciuto, assente dal cuore, ha il sapore del sesso senza amore…come se il vino fosse solo odore, sapore, colore….

non è così…non può essere così…

D’altronde ho imparato, in anni di passione vissuta a modo mio, che ciò che positivamente contraddistingue la concezione del vino in Italia, e in Europa, dal resto del mondo (il cosiddetto “nuovo mondo” del vino…), è proprio il concetto di denominazione d’origine…il prodotto vino caratterizzato decisamente da un territorio, da una cultura, da uomini, la cui conoscenza, da parte del degustatore, è fondamentale quanto la valutazione organolettica di ciò che riempie il bicchiere….

una conoscenza del cuore intendo…

…l’uomo in scarpe da ginnastica, jeans, bicchiere appeso al collo, taccuino dove annotare gli assaggi, mi ricorda quei turisti mordi e fuggi…che entrano nei monumenti segnalati dalle guide per smarcare la tappa con una x e dire “l’ho visto”, che arrivano in un paese, con secoli di storia, per comprare esclusivamente una cartolina e poter dire, un volta rientrato a casa, “lì ci sono stato”….

…l’uomo in scarpe da ginnastica e donna al seguito ha l’aria dell’intenditore …al Vinitaly è un maratoneta della degustazione e non salta l’assaggio di nessuna regione…sa dirti che “questo fiano manca di freschezza”, che “questo aglianico ha un tannino troppo ruvido”…e magari ha ragione…e ben venga il commento tecnico, la scheda Ais, il punteggio in centesimi, il taccuino moleskine per gli appunti….

l’uomo in scarpe da ginnastica e donna al seguito ha la stoffa del degustatore di razza…

…io, che non lo sono, alle 13.00 invece mi soffermo sugli occhi azzurri come lo ionio di Michele Schifone, la sua calma, la gentilezza che ricorda l’ombra offerta dalla chioma degli ulivi secolari negli afosi giorni del luglio salentino….mi diverte la simpatia e la testardaggine, tutta Lizzanese, di Dario Cavallo…mi entusiasma il genio di Bruno De Conciliis (incontrato nello stand della sua azienda del Cilento, di lui ne riparleremo…), artista campano del vino, ma uomo semplice, accessibile, amabile….

…alle 13.00, al banco dell’azienda Mille Una di Lizzano (Ta), mi commuovo col naso nel bicchiere…e non per l’alcool (16,5 °alc), che pure fa la sua parte…

…mi commuovo perché il “nero che picchia forte” d’incanto “butta giù le porte” della memoria, di tre anni passati in salento per vigne, a guardare il cielo e scrutare le nuvole seduto su muretti a secco, a parlar dell’annata tra campi di grano, a misurarmi con uomini e donne che vivono del lavoro delle vigne dalle 5 del mattino fino a sera tutti i giorni…tutti i santi giorni da generazioni…

…mi commuove pensare alla potente e fragile vigna di primitivo ad alberello di 70 anni che ha dato questo vino…

…chissà quanti uomini, quanta pioggia e grandine…e quanto sole…

…mi commuove il silenzio torrido delle campagne salentine, con gli acini ad appassire sulle piante, a soffrire per migliorarsi, per concentrarsi…proprio come accade all’uomo che nel dolore trova il meglio di sé…

…mi diverte l’entusiasmo dei padri quando devono scegliere il nome ai propri figli…Michele, Dario e Bruno, anime salve del sud che sogna e che lavora, questo figlio della terra e del loro genio l’hanno chiamato DOLCENERO…

…sorrido e penso a Faber...e ai ricordi si aggiungono fantasie…

…alle 13.30 sulla panchina del vinitaly non faccio una grande impressione ai passanti…me ne sto a canticchiare, con la bottiglia generosamente donatami da Michele, e a stupirmi ancora…

…Dolcenero è un grandissimo vino, un portentoso acquerello, una narrazione del magnifico alto salento, delle murge tarantine, delle terre rosse del primitivo…

…Dolcenero è un vino che vi consiglio di assaggiare…ma prima visitate le terre rosse del primitivo!!!

Fabio Pollio


2 commenti:

NinoMaione ha detto...

Diciamo che ogni uomo ha un sogno e non è mai troppo tardi per rialzarsi dalla panchina e provare a inseguirlo? E magari prima di cominciare a bere..? ;)
Forse però è troppo scontato come lo potrebbe essere qualcosa del tipo: "Gli amici sono sempre pronti a dividere un buon bicchiere :p"
...in realtà sono due grandi verità!

Alla prossima occasione cerca una panchina più grande ;)
Tonino

Anonimo ha detto...

Nino, alla prossima occasione tu sarai con me...sulla panchina o sul bidè...
...un bacio!
Fabio