…come dignitosa, pulita e dolce era la sua figura di omone della terra, dalle mani scassate molto più grandi del cuore…nonostante un cuore grande così…
il suo pandino scassato, vi dicevo, lo sentivi da lontano…sbucava dalla collinetta pietrosa e finiva per ficcarsi col muso tra i filari manco fosse un trattore…
”sarà l’abitudine d’aver condotto più trattori alla vigna che auto per le strade”…mi dicevo ogni volta…
…il rumore del pandino bianco era un avviso, un avvertimento, quasi una minaccia…la minaccia di dover passare sul divano un altro pomeriggio a digerire alcool di primitivi esagerati e cibi deliziosi…
Lentamente e silenziosamente e ancora dignitosamente risaliva il filare, con uno sfumato e sarcastico sorriso davanti ai ceppi putati alla cazzo, risaliva Narduccio…il fattore di una vita della Masseria Porvica…
”oggi vieni a pranzo mia moglie ha fatto le fai”…
Ancora mezzo filare da finire….poi mi sazio e mi vado a corcare…
Purè di fave e cicoria
Ricetta per 3 persone
- fave sgusciate secche 250g
- 2 patate sbucciate
- cicoria
- olio extra vergine d’oliva
- peperoncino
- pepe nero e sale
- fette di pane casereccio
Mettere a bagno, la sera prima della preparazione, le fave secche sgusciate.
Il giorno successivo sciacquarle, metterle in pentola con abbondante acqua fredda e le due patate sbucciate e tagliate a pezzetti.
Aggiungere poco sale (si salerà definitivamente a fine cottura ad acqua quasi del tutto assorbita).
Intanto fare lessare le cicorie in un pentolino a parte con olio e sale a gradimento.
La cottura delle fave, dal momento che l’acqua comincia a bollire, va eseguita a fuoco lento e avendo cura di girare frequentemente con un cucchiaio di legno per non far attaccare le fave sul fondo della pentola. Aggiungere altra acqua calda qualora il liquido dovesse consumarsi troppo nella pentola ma senza eccedere: il purè deve essere sufficientemente denso e cremoso!.
In circa ¾ d’ora le fave e le patate, girate e schiacciate col cucchiaio di legno, si sfalderanno per trasformarsi in un purè.
Per rendere più omogeneo e cremoso il composto è consigliabile passare il purè in un passaverdura (ma anche l’uso del minipiner nella stessa pentola di cottura è molto comodo).
Scaldare un dito d’olio d’oliva con il peperoncino in un padellino e friggere le fettine di pane casereccio fino a farle dorare.
Servire il purè caldo (aggiunto di pepe nero a piacimento) con le cicorie (ben strizzate) versate sopra e i crostini in parte.
Ho abbinato a questa pietanza un ottimo e genuino negroamaro in purezza “Lavori in corso” 2006 del mio amico Angelo Pastorelli di Lizzano (Ta): non so quanto sia stato corretto organoletticamente (a me è piaciuto), ma i ricordi di cibo e vino erano abbinati benissimo….
Buon appetito!
n.b. Nel purè del Fattore Uccio la cicoria era quella selvatica colta dai campi incolti delle campagne. Ma il purè di fave è ottimo abbinato anche a tante altre verdure stufate: l’ho provato con ottimi risultati abbinato alle zucchine, ai broccoletti, agli asparagi…insomma io credo che stia bene con quasi tutte le verdure!
Di questo piatto tipicamente contadino esiste anche la versione di “recupero” tipica delle zone povere che non prevedevano alcuno spreco: le fave col pane. I resti del purè di fave del giorno prima si mettevano a bollire con l’aggiunta abbondante di acqua, olio d’oliva e sale. Al momento della bollitura si aggiungeva il pane fatto a pezzetti. Quando anche il pane era ben cotto e il tutto amalgamato si serviva in tavola da solo o abbinato alle verdure.
(questa bellissima ricetta, accompagnata dal bellissimo racconto, è del mio amico Fabio...)
3 commenti:
Belle le ricette della tradizione, hanno il sapore di "casa"! In puglia avevo assaggiato la zuppa di ceci e cicoria e mi era piaciuta un sacco. Non mi resta che replicare la tua. Grazie del suggerimento!
Con il freschetto che c'è... è un piatto azzeccatissimo, grazie!
Grazie a voi! A presto, e i complimenti li giro tutti all'autore del post...
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